Notule

 

 

(A cura di LORENZO L. BORGIA & ROBERTO COLONNA)

 

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno XV – 28 aprile 2018.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.

 

 

[Tipologia del testo: BREVI INFORMAZIONI]

 

La segnalazione IRE1 come nuovo target terapeutico in molte malattie neurologiche. L’accumulo di proteine alterate nella struttura, ossia misfolded e unfolded, nel lume del reticolo endoplasmico (ER) causa l’attivazione di un processo di stress adattativo detto UPR (da unfolded protein response). Quale componente più conservata dell’UPR, IRE1 (Inositol-requiring enzyme 1) possiede sia attività Ser/Thr chinasi sia RNA-asi, che operano come principale sensore dello stress, mediando vie sia adattative sia proaptotiche sotto ER stress. Una mole straordinaria di dati accumulata negli ultimi trent’anni ha dimostrato che la disfunzione della segnalazione IRE1 è implicata nella patologia di numerose malattie neurologiche e, dunque, sono state proposte all’attenzione dei ricercatori, quali potenziali farmaci, varie molecole in grado di esercitare un’azione terapeutica agendo su questo bersaglio. [Cfr. Ni H., et al. Curr Neuropharmacol. Apr 15, 2018].

 

Ruolo dei recettori 5-HT1A della serotonina nel comportamento materno. I recettori 5-HT1A svolgono un ruolo speciale nell’aggressione materna dei roditori, ma non è noto se sono importanti per altri aspetti del ruolo di madre, quali la raccolta dei piccoli o la creazione della tana. Un nuovo studio del team di Li dello Jiangsu Key Laboratory of Neurodegeneration ha analizzato gli effetti dello stimolo e del blocco di questi recettori su vari comportamenti materni nelle femmine di ratto. I risultati suggeriscono che la stimolazione altamente selettiva dei 5-HT1A disturba le cure materne interferendo, sia pure parzialmente, con l’elaborazione legata all’attenzione o all’ansia di base. Gli effetti di disturbo sembra possano avere importanti ripercussioni sulle attività cerebrali di più alto livello, suggerendo la possibilità di conseguenze psicologiche nella nostra specie.

In altre parole, noi riteniamo che si potrebbe indagare la partecipazione di meccanismi mediati da questi recettori in varie forme di psicopatologia materna, dall’avversione per i figli appena nati e per l’accudimento della prole, fino alle forme più gravi di depressione e psicosi post-partum. [Cfr., Abbas H., et al. J Pharm Sci. - Apr. 14, 2018].

 

In memoria di Tokindo Okada, la scoperta delle caderine poi studiate da Edelman. Le caderine (cadherins), il cui nome deriva dalle iniziali di calcium adhesion, sono glicoproteine integrali che mediano l’adesione cellulare in presenza di Ca2+. Rivestendo la superficie delle cellule con cariche negative dovute ai residui oligosaccaridici, consentono ai cationi bivalenti di calcio di interporsi fra due caderine presenti su cellule diverse, determinandone l’adesione. Le cariche negative permettono al calcio di fungere da collante. Le caderine N (del tessuto nervoso) sono state poi studiate da Gerald Edelman, e il loro ruolo è stato incluso fra gli elementi a sostegno di un livello dell’articolata teoria della selezione dei gruppi neuronici (TSGN). Takeichi, in un articolo che commemora Tokindo Okada scopritore di queste molecole, fa risalire la loro prima individuazione ad alcune osservazioni di strani comportamenti cellulari effettuate intorno al 1970, prima nel laboratorio dell’Università di Kyoto e poi presso il Dipartimento di Embriologia della Carnegie Institution for Science di Washington. [Dev Growth Differ. 60 (1): 3-13, 2018].

 

Stato dell’arte sulle ipotesi patogenetiche della malattia di Alzheimer. Cubinkova e colleghi hanno passato in rassegna le tesi ancora in campo circa i processi decisivi nello sviluppo della malattia di Alzheimer. L’elenco che segue indica componenti convergenti o possibilità alternative: 1) ipotesi dell’amiloide, 2) ipotesi della tau, 3) ipotesi dei processi infiammatori, 4) ipotesi della trasmissione simil-prionica, 5) ipotesi dello stress ossidativo, 6) ipotesi vascolare, 7) ipotesi del colesterolo, 8) ipotesi dell’accumulo di metalli nel cervello, 9) ipotesi del ciclo cellulare, 10) ipotesi dell’alterata segnalazione dell’insulina, 11) ipotesi nuove non ancora accreditate. [Cfr. Cubinkova V., et al. Bratisl Lek Listy 119 (4): 210-216, 2018].

 

Nuovo incontro sulle basi cerebrali del bello, dell’arte e dell’estetica. Proseguendo la riflessione sulla visione di Semir Zeki (si veda la “notula” dello scorso sabato 21 aprile) sono stati discussi ed approfonditi alcuni argomenti, qui di seguito riportati in sintesi.

[Le citazioni sono tratte da Semir Zeki, La visione dall’interno - Arte e Cervello. Bollati Boringhieri, Torino 2003].

Un aspetto centrale nel pensiero di Semir Zeki consiste nel fatto che lo studio della corteccia cerebrale ha dimostrato quanto sia artificiosa la separazione tra percezione del visibile e sua interpretazione: non si vede con gli occhi, ma con il cervello. In altre parole, l’elaborazione cerebrale necessaria a vedere la sintesi di forma, chiaroscuro e colore degli oggetti del mondo rivelati dalla luce, è intimamente connessa con l’elaborazione che fonda il giudizio e, aggiungiamo noi, induce l’evocazione di particolari stati della mente. Quest’ultimo aspetto, ossia il potere evocativo della realtà che si offre alla vista e dell’opera d’arte in particolare, non è affrontato da Semir Zeki, che si è invece concentrato sulla ricerca di “affermazioni generali sull’arte visiva esprimibili in termini di eventi cerebrali” (p. 244), considerando “l’arte come un prodotto del cervello in base alla sua attività e alle sue funzioni …” (ibidem), e rilevando come ci sia stata storicamente una sorprendente lacuna in molte discussioni interessanti sull’estetica: “… si tratti di Plotino, Kant, Hegel o Schopenhauer. L’omissione consiste nella mancanza di una discussione seria sul ruolo del cervello. Ma quando ho letto il contributo di questi filosofi tenendo presente il cervello, tante cose mi sono risultate più comprensibili” (ibidem). Zeki ritiene che le teorie estetiche, formulate in genere dai filosofi su base intuitiva, abbiano origine da aspetti della fisiologia cerebrale verosimilmente comuni a tutti i cervelli umani. E infatti afferma: “… le teorie estetiche diventeranno comprensibili e profonde solo quando saranno fondate sul funzionamento del cervello” e “nessuna teoria estetica che non abbia una forte base biologica può essere completa e profonda” (ibidem).

Il valore di questo contributo nell’esperienza dell’arte consiste nel metodo, come si evince da queste considerazioni conclusive che, dopo essere state scritte nel libro qui citato, sono state proposte nelle numerose conferenze dedicate in questi anni alla concezione della neuroestetica: “Ho esplorato un argomento che non era stato indagato prima, e ho presentato un punto di vista in gran parte personale, anche se derivato da conoscenze, pur imperfette, sul cervello visivo e il suo funzionamento. Posso aver commesso errori nella mia analisi e forse risulterà che alcune o quasi tutte le opinioni che ho espresso qui sono sbagliate. Ma è sempre meglio che lasciare inesplorato un settore così eccitante e significativo” (p. 246).

 

Notule

BM&L-28 aprile 2018

www.brainmindlife.org

 

 

 

 

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